Con quest’approccio ormai della maggioranza delle famiglie verso i propri anziani non autosufficienti (o non in grado di offrire un apporto materiale o anche solo finanziario, importante), si inserisce il difficile rapporto con le strutture sanitarie.
In particolare, trova terreno fertile una cultura del tipo “ma se a voi familiari, figli, nipoti, non interessa più di tanto la vita del vostro congiunto, cosa pretendete da noi struttura sanitaria?”
In effetti, come dar loro torto…. Una cultura del “perchè ostinarsi a vivere” o “perchè ostinarsi a farlo vivere più a lungo” prende corpo.
Che agli anziani sia riservato lo stesso trattamento o attenzione che ad altri pazienti è una favola alla quale spero non siano in molti a credere.
Il consiglio più importante che posso dare, dopo le esperienze vissute con mio padre in ospedale, è di non lasciare mai solo o guardato per tuto il tempo da altre persone un vostro familiare, sopratutto se non autosufficiente o non nel pieno delle sue facoltà mentali.
Da mettere in discussione poi quei medici che ordinano il ricovero di un anzianocon grande leggerezza, appena si presenti un piccolo dubbio e senza assumersi alcuna responsabilità.
Il declino fisico e mentale causato ad un anziano da un ricovero in ospedale è rapidissimo.
Quando succede o comunque del ricovero non se ne è potuto fare a meno, come detto, cercate di assisterlo in prima persona il più che potete.
– Cercate di stimolare al massimo la sua mente mentre si trova ricoverato, facendolo parlare il più possibile degli argomenti che conosce o ricorda meglio.
– Cercate di costruirgli attorno un’atmosfera il più possibile familiare, che ricordi la sua casa e le sue cose. Per questo l’assistenza in ospedale fornita da un familiare o da un volto che il paziente reputa familiare, è fondamentale.
– Quando è possibile, per chi ha ancora questa possibilità, fatelo camminare.
– Controllate il cibo!
Nei primi giorni il protocollo vuole che si servano pasti indifferenziati, strafregandosene di eventuali programmi dietetici e abitudini alimentari seguite con rigore e profitto mentre si è a casa. Ma non è incredibile? Questo in una struttura medica che dovrebbe servire a proteggerli!
Molta attenzione!! Perchè la perdita di interesse per il cibo o della capacità di nutrirsi, fa scivolare verso una nutrizione fatta di omogeneizzati o papponi simili prima e verso il sondino poi. Mantenere sempre, nell’ambito di un quadro terapeutico o dietetico suggerito dai medici, l’interesse per il cibo, i sapori e vivo il gusto di mangiare.